Quella nostra idea di sport che ci fa essere “prossimi”
Il recente pellegrinaggio in Terrasanta del Csi, a conclusione del 75esimo anniversario di vita dell’Associazione, esperienza che rimarrà per sempre nei nostri cuori, ci ha permesso un incontro con i luoghi d’origine della Cristianità e con il senso primo del nostro servizio: essere testimoni dell’amore di Gesù per l’umanità, rinnovare il nostro impegno ad essere prossimo per gli altri, via maestra per essere cristiani nella sostanza e non nell’apparenza.
Abbiamo potuto rinnovare così la nostra scelta di servire un’idea di sport che ci pone di fronte all’altro non come un socio con il quale scambiare esperienze, organizzazioni, risultati, ma come un “prossimo”, una sorella o un fratello a cui sentirci legati dalla comune esperienza umana.
Fatta e rinnovata questa scelta, come avviene da 75 anni, tutto il resto viene da sé. Perché a questo punto si collocano nel giusto percorso le scelte concrete, l’operatività, l’organizzazione di prove, manifestazioni, eventi. Tutte cose da fare bene, ma con lo spirito di servizio del samaritano con la quale Gesù indica come essere degni di chiamarci cristiani, cioè facendoci carico della sorte delle persone che ci stanno vicine, che ci interpellano, che provocano la nostra risposta amorevole e di cura. In questo modo il servizio fatto alla comunità proponendo lo sport a misura di persona diventa strumento per migliorare noi stessi prima di chiunque altro, perché è occasione per fare scelte d’amore vero.
In 75 anni il Centro Sportivo Italiano ha fatto e seminato tanto. Me ne rendo conto grazie ai momenti associativi che si stanno organizzando un po’ in tutta Italia nei Comitati territoriali che celebrano i primi 75 anni di vita. Ovunque trovo tanta gente generosa, capace, attenta.
Donne e uomini, famiglie intere, che si sanno dedicare alla proposta sportiva del Csi con commovente sincerità e trasporto.
Poter rilevare questo clima associativo è importante perché significa guardare al futuro con fiducia
e speranza. Abbiamo iniziato un anno molto importante per il Csi, perché siamo attesi dai passaggi delle Assemblee territoriali, regionali e infine da quella nazionale.
Il Consiglio nazionale che si riunirà a febbraio a Roma sarà chiamato ad approvare i regolamenti elettorali, per consentire a tutti di conoscere le regole che governeranno i passaggi di attuazione del rinnovo di tutti gli organismi associativi.
Sono momenti da vivere con senso di responsabilità perché il Csi, nelle sue capacità formative, educative, organizzative, dipenderà dalle persone che si saranno messe in gioco.
Se guardo la storia del Centro Sportivo Italiano mi rendo conto della serietà del nostro impegno. Il nostro è un edificio sociale molto solido, cementato da dirigenti capaci, ma il merito principale è dei fondatori, che hanno saputo iniziare a costruire su fondamenta solidissime Abbiamo il dovere – perché lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e per chi ha fatto tanto in questi primi 75 anni di storia del Csi – di fare tutto il possibile per assicurare all’Associazione una guida che continui il percorso, con forza e coraggio, dentro le nostre tradizioni, capaci di interpretare il presente e di intuire il futuro.
Non esistono differenze di valore nelle responsabilità che andremo a suddividerci.
Anzi, più un dirigente è vicino ai ragazzi, alle famiglie, alle parrocchie, più deve essere bravo, sensibile, attento.
E più il suo compito sarà importante agli occhi dell’Associazione.
Non è banale perciò affermare che questo è il tempo delle persone motivate, entusiaste, capaci di mettersi al servizio per amore del prossimo.
Non serve altro.